Farnetella anticamente, in alcuni documenti, è citata come Farnatella. I vari toponimi come Farneta, Farnetella, Farneto, ecc., che incontriamo in Toscana, ma anche in varie regioni italiane, possono facilmente essere ricondotti alla radice latina farnum, in italiano “farnia”, albero della famiglia della quercia, ma a foglie più larghe, e di minore sviluppo, ad indicare la presenza nel territorio di queste vegetazioni. La farnia cresce in grande quantità presso Farnetella, specialmente a Castelvecchio. La farnia (Quercus robur L.) è un albero a foglie decidue appartenente alla famiglia delle Fagacee. Essa è la specie tipo attraverso cui il genere Quercus è definito. È la quercia più diffusa in Europa, e il suo areale è alquanto vasto. Questa pianta è caratterizzata da notevoli dimensioni, crescita lenta (cosa che ne determina il raro impiego come pianta ornamentale) e da rinomata longevità. Se lasciata crescere in autonomia può vivere sino a qualche secolo, mentre con interventi di potatura o di taglio alla base del fusto la vita può estendersi in maniera rilevante. Si calcola che alcuni esemplari viventi superino i 1000 anni di vita. Alcuni esempi: a Stelmužė, in Lituania, c’è un esemplare che si dice superi i 1500 anni (sarebbe la quercia vivente più vecchia d’Europa); a Jægerspris in Danimarca l’età di un altro esemplare, chiamato Kongeegen (Quercia Re), è stimata attorno ai 1200 anni. Nel Parco del Delta del Po Veneto, in provincia di Rovigo, c’è la Quercia di San Basilio, una farnia di oltre 500 anni di età, una delle ultime testimoni dell’antico bosco che ricopriva la Pianura Padana. Troviamo Farna a Manciano (GR), Farneta a Cortona e a Pomarance (PI), Farnese ad Asciano, Farnieto a Monticiano (SI), Farniola a Civitella, Farniole a Foiano della Chiana. “Farneto è un fitonimo collettivo, dal latino farneus (frassino, farnia), col suffisso -etum”.
Su Farnetella non si hanno notizie di origini antichissime. L'origine di Farnetella risale al Medioevo e precisamente in un periodo compreso tra il V secolo ed il VI secolo. Nel primo medioevo fu residenza di un ramo della famiglia dei Cacciaconti, ovvero i conti della Scialenga, poco dopo aver preso dimora nel castello di Rigomagno. Farnetella fino dalla sua origine era ubicata su un altissimo poggio, sopra l'attuale abitato, chiamato tuttora, non a caso Castelvecchio. Era circondata da forti ed alte mura e la sua posizione era inespugnabile. All'interno si trovava il Castello, descritto come potente e inaccessibile intorno all'anno 1000, che faceva parte del piccolo dominio dei nobili Barotti, che comprendeva anche San Gimignanello, Montalceto (oggi Torre S. Alberto) e Castiglioni (detto anche Castiglion Barotti) nei pressi di Rapolano Terme. Inoltre si trovavano un'ampia signoria, una corte, delle case, una Chiesetta e una Cappella. Nei primi anni del XII secolo, dopo una guerra, Montalceto, San Gimignanello e Farnetella furono occupati dai conti della Scialenga (i Cacciaconti). Il primo documento che si riferisce a Farnetella risale al 1175, un documento con il quale Siena ordinava ai conti Scialenghi la restituzione del castello di Farnetella agli antichi proprietari, i Conti Barotti. I Conti Barotti ripresero possesso, ma nel 1234 dovettero fare i conti con l'imperatore Federico II che concesse formalmente Montalceto a Ildibrandino di Guido Cacciaconti degli Scialeghi, la cui famiglia, poco dopo, assunse il controllo anche di Farnetella. Nel 1271 Farnetella fu accusata di alto tradimento verso la Repubblica di Siena, per aver dato ricetto a Ghibellini fuoriusciti dalla città. Sia per Farnetella che per Rigomagno è difficile dire se furono gli abitanti ad offrire ricetto, o se, piuttosto, non furono i Ghibellini ad invitarsi da soli. Su Farnetella, fu applicata la legge che prevedeva secondo il costituto del 1262, che i castelli del contado o distretto di Siena, che si fossero resi colpevoli di tradimento veso la Repubblica, dovevano essere distrutti e mai più ricostruiti. Il castello di Farnetella fu così raso al suolo dalle truppe Senesi del Terzo di Camollia, per ordinanza del Vicario Monforte. Nel gennaio 1295 gli abitanti di Farnetella inviarono una supplica a Siena, nella quale esponevano la propria innocenza. Appena un mese dopo, nel febbraio 1295, il Consiglio Generale della Campana deliberò in favore dei supplicanti, consentendo a tutti coloro che non avevano colpa, di poter tornare ad abitare nella corte di Farnetella. Gli abitanti ricostruirono rapidamente il borgo, in un luogo diverso rispetto a prima, con la caratteristica struttura a tre vie in leggera pendenza, che conserva tuttora, ispirandosi probabilmente alla vecchia struttura di Rigomagno. Nel 1324, dopo che Farnetella era già stata ricostruita, Messer Deo Guccio Tolomei, ribelle del Comune di Siena, con le sue truppe, la saccheggiò, la devastò e la incendiò. Con pazienza, gli abitanti tornarono a ricostruire il loro paese con una cerchia di mura più ampia. Nel 1554, Farnetella subì un nuovo assalto, che sostenne coraggiosamente, da un distaccamento dell'esercito di Carlo V. Farnetella fu a lungo comune indipendente, ma fu annesso al comune di Sinalunga con la riforma leopoldina del 1778.
È stato possibile rintracciare tutte le varie notizie su Farnetella grazie alla realizzazione della Monografia Storica-Statutaria del Castello di Farnetella, scritta dal proprietario del Castello, Adolfo Ferrari nel 1901.
Elenco Capitoli Monografia Storica-Statutaria del Castello di Farnetella 1901:
In appendice alla Monografia Storico-Statutaria di Adolfo Ferrari sono stati pubblicati gli Statuti del 1559. Con gli Statuti è possibile capire le esigenze, le paure ed i valori della gente di Farnetella. Gli Statuti stabiliscono le norme del vivere in comune con regole chiare riguardanti argomenti sentiti da tutti. Sono regole di vita quotidiana per gli abitanti del borgo.
Elenco di alcuni argomenti degli Statuti della Corte di Farnetella del 1559:
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